Rimini Rebola è il progetto che unisce l’antica storia enologica del territorio riminese e ben 15 aziende del suo comparto vitivinicolo. È una storia di passione per la propria terra, di attenzione verso i suoi prodotti di eccellenza e di voglia di valorizzare il territorio riminese tutto tramite il driver enologico.
Un primo obiettivo è certamente posizionare la Rebola riminese in fasce di eccellenza nel panorama enologico regionale e nazionale grazie al lavoro svolto dai produttori che sono riusciti nel tempo a caratterizzare in modo qualitativo il prodotto derivato dal vitigno grechetto gentile.
Ma l’ambizione non è solo quella di trovare posto tra i grandi vini bianchi italiani, bensì fare della Rebola cioè che già per sua essenza è: un elemento imprescindibile di affermazione dell’enologia riminese come driver di promozione turistica per tutta la destinazione.
Le aziende che aderiscono al progetto sono:
Cantina Fiammetta, Enio Ottaviani Winery, Tenuta Santini, Fattoria Poggio San Martino, Ca’ Perdicchi, Agriturismo San Rocco, Podere dell’Angelo, Vini San Valentino, Cantina Pastocchi, Agricola I Muretti, Tenuta Santa Lucia, , Cantina Franco Galli, Podere Vecciano, Le Rocche Malatestiane Rimini, Agriturismo Case Mori
Rebola è il nome che a Rimini e nel riminese prende quel particolare vino proveniente dalle uve del vitigno “Grechetto gentile”, diffusissimo da secoli nella zona. Questo vitigno non è molto produttivo, tuttavia permette di ottenere un’uva unica capace di produrre un vino fruttato e vellutato, davvero versatile negli abbinamenti. Un vino in grado sia di acquisire complessità con un passaggio in legno, sia di deliziare il gusto nella versione passito.
I primi documenti che parlano della Rebola giunti a noi sono del 1378. In questi documenti il vino è chiamato “Ruibola o Greco”, poiché si trattava di vino prodotto da uno dei vitigni provenienti dall’area ellenica, con similarità varietali a uve tuttora denominate Greco o Grechetto presenti in altre regioni italiane.
Vinificato sia in riduzione che in ossigenazione, le sue principali caratteristiche sono certamente il colore che va dal paglierino della tipologia secco all’ambrato del passito, il profumo caratteristico e leggermente fruttato e un sapore armonico con diverse sfumature a seconda che sia secco o passito.
È un vino molto versatile capace di sintonizzarsi con l’intimità di un aperitivo a due così come di accompagnare una cena di pesce davanti al panorama di luci della Riviera che sempre si può godere dai crinali dolci delle colline riminesi.
La Rebola, futura Rimini Rebola Doc, è prodotta con il vitigno Grechetto gentile, che è un’uva bianca fenolica che dà vita a vini di buona struttura, salini, talvolta con qualche accenno ammandorlato determinato proprio da quelle componenti.
Si evidenziano due stili di vinificazione che cercano di interpretare territorio e vitigno in modi differenti. E’ ovvio che i diversi produttori devono seguire le proprie convinzioni e non è in discussione il fatto che non si debba fare tutti lo stesso vino. tuttavia il “range” nel quale la Rebola, a mio avviso, dovrà esprimersi dovrebbe renderla identificabile con una certa facilità, come peraltro avviene per molte altre denominazioni e non solo in Italia.
Alcuni produttori hanno scelto la via della macerazione sulle bucce che fa prevalere il processo di produzione sull’origine e sulle caratteristiche varietali, cosa che fa entrare quei vini più all’interno della tipologia degli “orange wines” che a quello della Rebola intesa in senso stretto. Si tratta di vini originali e piacevoli, ovviamente, ma decisamente difformi dagli altri.
La maggior parte degli altri protagonisti della scena enologica legata alla Rebola hanno scelto tecniche di vinificazione più convenzionali, con alcuni vini che esprimono caratteri decisamente fruttati e altri che virano verso tonalità più fenoliche, ammandorlate, con finali talvolta un po’ amarognoli, ma si tratta di differenze meno marcate con note leggermente più riducenti, magari con un prolungato contatto con le fecce sottili.
Per chi scrive questo stile è più consone a un’espressione identificativa della Rebola. Ricordo appena che l’origine riminese ed il possibile abbinamento con la cucina di pesce locale suggerirebbero proprio di andare in questa direzione.
La Rimini Rebola dovrà essere un bianco sorridente, comprensibile, eclettico e rappresentativo di un territorio a grande vocazione turistica. La sua collocazione sul mercato dovrà inoltre puntare su una fascia medio alta, valorizzando anche in questo modo un’origine peculiare e unica, diversa da quella di altri vini bianchi della zona.
Rebola e Rimini dovranno anche per questo avere un legame indissolubile, determinante e Rimini, con tutto il suo comparto non solo vitivinicolo, ma della ristorazione e dell’accoglienza, dovrà essere l’alleato decisivo per il lancio e l’affermazione di una specifica tipologia come la Rebola.
La Rebola, come è avvenuto e avviene per molti vini in diverse parti del mondo potrà rappresentare una sorta di “souvenir liquido”. Il legame che esiste fra alcune zone di produzione e alcuni vini a denominazioni di origine e il turismo è del resto cosa nota e sotto gli occhi di tutti. I rosati di Bandol e la Costa Azzurra, gli spumanti Cava e la Costa Brava, il Vermentino di Gallura e la Costa Smeralda, e poi i vini della Costiera Amalfitana, i rosati del Salento, i vini del Garda o quelli dell’Etna e Taormina.
La Rebola dovrà ispirarsi anche a queste realtà per trovare una sua collocazione precisa e prestigiosa. Non basta più che un vino sia buono e ben fatto tecnicamente che è ormai condizione necessaria ma non sufficiente per avere successo. E non bastano più neanche i riferimenti storiografici che documentano origini antiche se insieme a tutto questo non c’è un progetto efficace e adatto ai nostri tempi e ai mercati attuali.